Alcuni dei motivi che mi spingono a partecipare a questo percorso, per me che vengo dal protestantesimo storico, anzi dalla cosiddetta prima Riforma, quella del movimento valdese iniziato intorno al 1170, sono:
- la ricerca di una corrente del XVI secolo che respingesse la violenza delle armi allora così diffusa e penetrante. Alcune delle pagine più vergognose di quel secolo sono state scritte da tutte le parti in causa schiacciando e opprimendo i dissidenti di ogni fronte. Ma il movimento legato agli anabattisti a Zurigo e a Menno Simmons in Olanda ha scelto una via che non faceva l’occhiolino alla violenza pur di imporre il proprio pensiero.
- la forte presenza di donne predicatrici e profetesse. Nelle prime ricerche che feci alcuni anni fa sulle donne della Riforma si affermava che alle donne anabattiste era addirittura negata una istruzione dai loro compagni. Ora anche questo pregiudizio è stato scalzato, e sia R. Volpe nel suo Manuale di spiritualità anabattista[i] sia tanti altri studi che ho potuto vedere mostrano che non solo le donne anabattiste erano istruite, ma spesso erano maestre.[ii] Un esempio per tutte è la tipografa di Strasburgo, Margarete Pruess, che osò stampare per tutta la vita testi anabattisti.[iii]
- inoltre da diversi anni mi interessa capire come il perdono e la riconciliazione su mali agiti o subiti nel passato operino sul nostro presente, trasformandolo. Questo è un tema fondamentale per quanto riguarda le donne che hanno subito violenza. Le chiese cristiane hanno chiesto alle donne di perdonare, senza accompagnare questa richiesta, violenta essa stessa, con una trasformazione delle relazioni ampie attorno alla donna e con una conversione e consapevolezza da parte dell’aggressore abusante.
Esempi di trasformazione non violenta di tali situazioni le troviamo poche volte nella storia cristiana, nonostante il perdono e la riconciliazione siano il tema centrale della croce e della resurrezione di Gesù.
Uno di questi esempi è il SudAfrica di Nelson Mandela e di Desmond Tutu, e la commissione per la Verità e la Giustizia.
Un altro esempio, veramente ricco di profondità, è il processo di consapevolezza, perdono e riconciliazione fra le chiese luterane e il movimento mennonita, avvenuto negli anni intorno al cinquentenario della Riforma di Lutero.[iv]
Luterani e Mennoniti si sono messi in dialogo dopo il rifiuto dei Mennoniti di partecipare alla celebrazione ecumenica della Confessione di Augusta, a causa di una condanna nei loro confronti ancora presente negli articoli della stessa confessione. Se non inviti chi la pensa diversamente al tuo tavolo, non ti accorgerai mai dell’esclusione che stai portando avanti. Solo se il posto vuoto dell’altro/a resta come una ferita, una frattura nel cerchio, solo allora potrai riconoscere la tua parzialità e la tua pochezza: la diversità dell’altro/a è lo stimolo potente a diventare consapevole di te stesso/a.
I luterani in quell’occasione pensarono di risolvere la questione aggiungendo una postilla esplicativa simile a quelle usate per ritrovare un’unità ecumenica con la chiesa cattolica sul tema della giustificazione per fede: “le condanne del XVI secolo non si applicano più alla chiesa cattolica del presente”.
Tuttavia le condanne della Confessione di Augusta riguardavano proprio il rifiuto anabattista di considerare valido o persino necessario il battesimo dei bambini/e, e la loro pratica del battesimo degli adulti. Una pratica che continua tuttora nelle chiese mennonite e non solo.
A quel punto è stato necessario ricostruire la storia del XVI secolo, i motivi della repressione feroce di quel movimento, e i motivi degli anabattisti.
Quello che qui mi interessa sottolineare è che in conclusione di un percorso durato diversi anni, e che ha coinvolto le comunità di fede e non solo gli studiosi o i leader delle chiese, sono cambiati gli spiriti.
La consapevolezza dei luterani di avere una storia gravata da pesanti violenze sui corpi e sugli animi dei dissidenti. Ma anche la consapevolezza dei Mennoniti, che hanno affermato di volersi liberare da un passato che li chiudeva nel rancore, a causa delle memorie dei Martiri tramandate per spingere anche nel presente i credenti a immedesimarsi nelle vittime e a patire le loro sofferenze.[v] Anche le vittime e i discendenti delle vittime devono fare il loro percorso, per uscire dal buio del rancore e dal desiderio di vendetta, e per diventare soggetti di un processo profondo di riconciliazione.
Naturalmente però sono gli aggressori e i loro discendenti a dover trovare le forme per chiedere perdono in un modo autentico. Sono loro a dover sentire la sofferenza delle vittime e ad esprimere il proprio orrore per quanto compiuto.
In questo percorso si è domandata a Dio la grazia di offrire a tutte due le comunità la guarigione delle memorie e la riconciliazione.[vi]
Ogni distorsione della figura dell’altro/a può ancora provocare sofferenza, e solo un ascolto e una comunione profonda possono far spazio alla riconciliazione delle memorie e aprire un futuro diverso.
Sono grata a queste due grandi comunità, quella mennonita e quella luterana, per aver osato questo percorso, e spero che anche il progetto che presentiamo oggi in Italia possa arricchire tale comunione, basata sul perdono e sulla riconciliazione operata da Dio in Gesù.
[i] Raffaele Volpe, Manuale di spiritualità anabattista, Ed. GBU, 2019.
[ii] Kirsi Stjerna, Women and the Reformation, John Wiley ed, 2008.
[iii] vd. Letizia Tomassone, “Donne della Riforma, un soggetto imprevisto”, Protestantesimo 75:1-2020, p.7-19.
[iv] Theodor Dieter, “From Persecution to Reconciliation. Lutherans and Mennonites in Dialogue”, in:Th Dieter, A. Grillo, J. Puglisi (eds), Signs of Forgiveness, Paths of Conversion, Practice of Penance. A Reform that Challenges All, Peter Lang ed, 2017, p.73-91.
[v] Theodor Dieter, cit. p.88.
[vi] Il rapporto della commissione internazionale di studio si può trovare e scaricare qui: https://www.lutheranworld.org/content/resource-healing-memories-reconciling-christ
Di esso si parla anche a p.104-107 del libro di Massimo Rubboli, La riforma protestante tra mito e memoria storica, Com Nuovi Tempi 2020.